Da una idea di Arturo Calzona.
COMUNICATO STAMPA
Per la prima volta a Palazzo Te a Mantova, un progetto espositivo che indaga le relazioni, gli scambi, gli sguardi e i “fuochi incrociati” tra arte italiana del secondo dopoguerra e arte sovietica del realismo socialista, riflettendo su affinità elettive e divergenze culturali e linguistiche, in una mostra di grande respiro internazionale e ricca di documenti, video e fotografie, manifesti e libri, poco o per nulla conosciuti al pubblico.
La mostra riconduce il visitatore agli anni della frontale contrapposizione politica tra comunisti e democristiani, quelli di don Camillo e Peppone, di Dio ti vede e Stalin no. Agli anni in cui per metà degli italiani l’URSS era il mito, il paradiso della giustizia sociale e il demonio per l’altra metà.
Gli anni in cui grandi intellettuali italiani (Levi, Calvino, Moravia tra i tanti) compivano il loro pellegrinaggio laico a Mosca. Gli anni in cui lunghe code si formavano all’Hermitage per ammirare Guttuso.
Lo fa in modo del tutto originale: al centro di questa proposta è infatti la riflessione sull’immagine mitica dell’URSS nell’Italia del secondo dopoguerra e sul ruolo assunto dall’iconografia realista nella sua diffusione e veicolazione.
Due gli ambiti scelti dal progetto per indagare questa vicenda ancora inedita e affascinante: da un lato l’iniziativa del Premio Suzzara, voluto da Voluto da Dino Villani e dal sindaco comunista Tebe Mignoni con Cesare Zavattini e destinato, dal 1948 per quasi trent’anni, a far riflettere sul linguaggio realista e sul tema del lavoro. Gli artisti partecipanti e premiati (da Guttuso a Zigaina, da Gorni a Borgonzoni, da Mucchi a Pizzinato, da Fabbri a Sughi, solo per fare alcuni nomi) introducono il tema del ruolo dell’arte figurativa all’interno della politica culturale del PCI.
Una seconda sezione della mostra si propone di ricostruire l’immagine dell’URSS in Italia nel secondo dopoguerra, con uno sguardo particolare rivolto alla ricostruzione delle opere e degli artisti proposti nei Padiglioni sovietici alle Biennali veneziane nel 1934 e dal 1956 agli anni Settanta. Grazie ai prestiti della Galleria Tret’jakov, in mostra saranno presenti opere di Nikolaj Andreev, Aleksandr Dejneka, Sergej Gerasimov, Vera Muchina, Pëtr Končalovskij, Grigor’evič Nisskij, Viktor Popkov.
“Parlare del mito dell’URSS in Italia nel secondo dopoguerra significa sollevare il coperchio su un mondo complesso nei linguaggi e nei significati, impossibile da risolvere in una mostra e in una pubblicazione, ma al quale, finalmente e senza falsi miti o negazioni, si vuole guardare – puntualizza Vanja Strukelj, curatrice della mostra mantovana con Ilaria Bignotti e Francesca Zanella.
“Innanzitutto abbiamo cercato di restringere il campo della nostra ricerca a un territorio rigorosamente storico artistico, focalizzando l’attenzione sulla ricezione del realismo socialista sovietico in Italia, inquadrandolo in un contesto di scambi e rapporti culturali.
In questo quadro d’insieme un aspetto che è emerso in tutta la sua complessità è quello del viaggio in URSS e dei resoconti di viaggio, che nel corso degli anni Cinquanta costruiscono un’immagine mitica e allo stesso tempo fortemente stereotipata di luoghi, contesti sociali, linguistici, culturali…
Ci siamo chiesti: che cosa avevano visto gli artisti italiani nei loro viaggi in Unione Sovietica? Chi avevano incontrato, di cosa avevano dialogato, cosa avevano portato di sè, cosa avevano ritrovato?
Abbiamo provato a rispondere attraverso il metodo del confronto interdisciplinare, con lo spoglio di archivi, la visione di film d’epoca, la rilettura di racconti e di resoconti di viaggio, guardando a manifesti, cartoline, sfogliando i rotocalchi.
Poi il fenomeno collezionistico, qui documentato da prestiti privati: testimonianza di una cultura d’immagine, di una retorica visiva, di una modalità di racconto della realtà sovietica che rivela forti persistenze, un linguaggio fortemente codificato che viene riproposto, tra copie e riedizioni, per tutti gli anni Ottanta.
L’altro fronte su cui abbiamo lavorato è quello delle esposizioni: ripercorrendo le sale dei Premi suzzaresi e delle Biennali veneziane, certi del confronto fertile tra una manifestazione solo apparentemente di periferia e l’altra ufficiale e internazionalmente riconosciuta.
Abbiamo lavorato alla ricerca di un filo rosso che si dipana e si ritrova nella consapevolezza che parlare di realismo socialista in Italia, dalla nostra prospettiva, significa rileggere la nostra cultura e anche metterla un po’ in crisi. Ma non è forse questo il compito di una mostra e di una pubblicazione che vogliano dare un vero contributo all’oggi?”.
La mostra è organizzata dal Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te presieduto da Graziano Mangoni, con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo, del Consolato Generale della Federazione Russa a Milano, della Regione Lombardia, del Sistema Mantova per EXPO, del Museo Civico di Palazzo Te e della Galleria del Premio Suzzara, con il contributo del Comune di Mantova e della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Mantova, e con il sostegno di TEA Energia, Generali Italia Agenzia Pezzoli, Coop Consumatori Nordest e Berman Spa.
Per la realizzazione della mostra e del catalogo edito da Skira, le curatrici Ilaria Bignotti, Vanja Strukelj e Francesca Zanella sono state affiancate da ricercatori, dell’Università di Parma e di altri istituti di ricerca, esperti in differenti discipline.
Ufficio Stampa:
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Ufficio stampa Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te – Federica Leoni
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