Mostra promossa dalla Provincia Autonoma di Bolzano in collaborazione e a cura del Museo Nazionale etrusco di Villa Giulia in Roma.
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Comunicato Stampa
Bolzano. Il Centro Trevi-Trevilab offre l’opportunità, realmente straordinaria, di avvicinarsi all’affascinante, e per certi versi ancora misteriosa, cultura etrusca. Lo fa con la mostra “Etruschi. Artisti e artigiani” promossa dalla Provincia autonoma di Bolzano, Cultura italiana, grazie alla collaborazione del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, museo che conserva la più importante raccolta di reperti etruschi al mondo. La mostra, curata da Maria Paola Guidobaldi e da Valentina Belfiore, che del Museo romano sono responsabili scientifiche e curatrici, rientra nella seconda tappa della rassegna “Storie dell’arte con i grandi musei”, un percorso pluriennale volto alla scoperta delle grandi civiltà antiche e moderne, “un’altra tappa fondamentale verso la conoscenza del nostro passato con l’obiettivo di mantenere sempre vivo l’interesse verso la cultura e il ricco patrimonio artistico conservato nei grandi musei italiani,” ha sottolineato Marco Galateo, vicepresidente della Provincia e assessore alla Cultura italiana.
Il titolo “Etruschi. Artisti e Artigiani” già introduce al taglio peculiare dell’esposizione bolzanina: non è l’ennesima mostra generica sugli Etruschi, ma la proposta di un’indagine specifica della loro grande civiltà, quella della produzione artistica e artigianale che caratterizza queste antiche popolazioni.
Le manifestazioni dell’“artigianato artistico – afferma la curatrice – rappresentano un medium privilegiato per accostarsi alla conoscenza e allo studio degli Etruschi”.
“Nella necessaria selezione di oggetti significativi per l’argomento trattato, la mostra intende offrire un excursus tanto sintetico quanto evocativo dei capolavori e delle più caratteristiche produzioni dell’artigianato, del pantheon etrusco e delle forme di devozione diffuse a vari livelli della società. Al tempo stesso, l’occasione si configura come una straordinaria possibilità di conoscere alcuni documenti solitamente conservati nei depositi, che non sono da meno rispetto a quelli abitualmente esposti”.
Otto le sezioni della mostra. Il percorso inizia dai reperti legati al rito funerario, per offrire poi un excursus sulle produzioni artigianali più tipiche, e tra queste, in particolare, i buccheri. Un focus viene riservato alle ceramiche istoriate e tra esse le anfore a figure nere di fattura greca, firmate da Nikosthenes, realizzate dal celebre maestro greco appositamente per la migliore clientela etrusca. La successiva sezione è interamente dedicata alle creazioni di artisti e artigiani etruschi che, come i loro “colleghi” greci, firmano le loro creazioni. Ceramisti, bronzisti, coroplasti che creano, e personalizzano, opere per una clientela di élite. Accanto ai capolavori di celebrati maestri, riservati a pochi, in mostra anche esempi della produzione accessibile a tutti: vasellame da mensa e tutto ciò che serve al banchetto o alla toeletta. La lavorazione del bronzo, in cui gli Etruschi seppero primeggiare, era applicata anche alla forgiatura e cesellatura delle armature. In mostra esemplari altissimi di elmi etrusco-italici: non solo dunque la quotidianità, i banchetti, le feste, le guerre, ma anche il sacro e il culto dei morti.
Collegandosi alla prima, riservata alle produzioni legate al rituale funerario, anche l’ottava e ultima sezione della mostra è focalizzata sulla sfera del sacro. Vi si ammirano testimonianze di dediche, bronzetti votivi, offerte e strumenti per il culto e per l’esercizio di pratiche divinatorie. Il culto, quando da domestico diventava collettivo, trovava riferimento in templi, sul modello greco e romano. Gli Etruschi crearono una loro specifica architettura templare, descritta da Vitruvio. A documentarla in mostra è un’antefissa di un tempio dove, in un rutilare di colori, a essere raffigurata è una testa di sileno.
I reperti selezionati per questa originale esposizione sono accompagnati da ampi apparati illustrativi e da una linea del tempo che consentono di inserire i singoli reperti nel più ampio contesto al quale erano in originale destinati e, al medesimo momento di seguire l’evoluzione di una civiltà che ha segnato la storia della penisola e dell’Europa e che come poche affascina e colpisce, duemila anni dopo, il pubblico.
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