A cura di Matteo Piccolo, Elisabetta Barisoni
Giulio Aristide Sartorio, frequentatore del Caffè Greco a Roma, riferimento ineludibile per il nascente Simbolismo italiano e aderente all’associazione “In Arte Libertas”, era già presente alla prima edizione della Biennale di Venezia, di cui diverrà un assiduo partecipante e anche collaboratore.
Su proposta di Antonio Fradeletto, segretario generale della Biennale, nella primavera del 1906 Sartorio accetta di realizzare un grande ciclo decorativo da collocare nel Salone centrale dell’Esposizione internazionale del 1907. A lui è affidato l’incarico ufficiale di illustrare, sulla base della mitologia antica, il Poema della vita umana. Nelle quattro scene principali – La Luce, Le Tenebre, L’Amore, La Morte – alternate a dieci teleri verticali (dove sono rappresentate la Grazia e l’Arte sorrette dall’energia virile) l’artista propone una visione drammatica dell’esistenza, dalla nascita fino alla morte. Tra i due estremi si situano le allegorie delle Tenebre e la divergenza tra le figure di Eros e Himeros, il buono e il cattivo amore.
La complessa iconografia messa in campo da Sartorio, approvata anche da Gabriele d’Annunzio, appare come la sintesi tra mondo mediterraneo e cultura nordica. Privo di elementi architettonici e risolto in monocromia, il ciclo pittorico si segnala per l’eccezionale dispiegamento di figure in movimento che nei teleri delle Tenebre e della Morte assumono forma rotante, a conferma dell’intento simbolico dell’insieme.
Per portare a termine i circa 230 metri quadrati dell’opera in soli nove mesi Sartorio adotta una tecnica pittorica piuttosto rapida: “Ho usato una miscela di cera, acquaragia e olio di papavero”. Composizione confermata dalle analisi del Laboratorio di Scienze per la Conservazione del DAIS, Università Ca’ Foscari di Venezia. Le quattordici scene, installate per l’inaugurazione della mostra del 1907, rimasero in situ anche per l’edizione successiva e quindi presero la via di Ca’ Pesaro grazie al dono che Vittorio Emanuele III fece, nel 1909, alla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Venezia.
Le complesse vicende del ciclo hanno lasciato segni evidenti nella storia conservativa di questo straordinario lavoro. Grazie all’ultimo restauro, avvenuto tra il 2018 e il 2019, è stato possibile raccogliere un’ampia documentazione scientifica, utile non solo per selezionare gli interventi conservativi necessari per l’occasione, ma preziosa anche per la cura costante di questa splendida pagina della pittura italiana all’inizio del XX secolo.
Allo scopo di far comprendere appieno il significato del grande ciclo di Sartorio ne è stato ricostruito il contesto sia attraverso documenti provenienti da diversi archivi, sia grazie a una scelta delle opere nazionali e straniere esposte alle Biennali negli stessi anni e pervenute contestualmente nelle collezioni di Ca’ Pesaro. Tutti questi materiali, assieme all’esposizione completa del ciclo stesso e alla documentazione propria del restauro, costituiscono il nerbo dell’attuale proposta espositiva.
La mostra è visitabile dal 16 maggio al 28 settembre 2025, con l’orario e il biglietto del Museo.
Museo Ca’ Pesaro
Galleria Internazionale d’Arte Moderna
Santa Croce 2076
30135 Venezia
Tel. +39 041 721127
Contatti per la stampa
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con Alessandra Abbate
press@fmcvenezia.it
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Con il supporto di
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
Roberta Barbaro
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