21 Ottobre 2016 - 05 Febbraio 2017

Nuoro, Museo MAN

SOGGETTIVO – PRIMORDIALE. Un percorso nell’espressionismo tedesco attraverso le collezioni dell’Osthaus Museum di Hagen

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Comunicato stampa

Insieme al fauvismo in Francia, l’espressionismo tedesco è stata la prima avanguardia artistica del Novecento. I celebri gruppi “Die Brücke” (Il ponte), fondato a Dresda nel 1905, e “Der Blaue Reiter” (Il cavaliere azzurro), nato a Monaco sei anni più tardi, non soltanto rivoluzionarono i canoni ereditati dalle esperienze pittoriche tardo-ottocentesche, ma posero anche le basi per lo sviluppo di uno dei più importanti filoni della ricerca artistica del XX secolo, destinato a influenzare una parte significativa delle sperimentazioni moderne.

La mostra al MAN di Nuoro, a cura di Tayfun Belgin e Lorenzo Giusti, propone una riscoperta dei movimenti dell’espressionismo tedesco attraverso una selezione di oltre cento opere provenienti dalla collezione dall’Osthaus Museum di Hagen, dedicato al grande collezionista Karl Ernst Osthaus, uno dei padri sostenitori dell’avanguardia artistica e architettonica europea, il primo in Germania ad acquistare opere di Gauguin e di Van Gogh.

In particolare la mostra pone l’accento su due aspetti fondamentali, che legano tra loro le ricerche artistiche delle diverse correnti dell’espressionismo: la volontà di sviluppare una nuova forma di espressione soggettiva, libera da condizionamenti letterari, simbolici o tematici, e la ricerca di valori primordiali, da ritrovare sia nella vita delle città, sia – e soprattutto – nel contesto naturale.

I linguaggi sperimentati dagli artisti tedeschi reagivano alle trasformazioni della società moderna e agli eventi politici dell’Europa dell’inizio del XX secolo. Stretti tra il conservatorismo della politica imperiale e la crescita di una cultura di massa favorita dallo sviluppo industriale, gli artisti trovarono così rifugio nei valori dell’individualismo e del primordio, alla ricerca di esperienze di vita autentiche e originali.

Autori come Ernst Ludwig Kirchner, Otto Mueller ed Emil Nolde indagarono l’espressione dei corpi umani, guardando sia ai lavoratori delle province tedesche sia ai nativi delle colonie lontane. Un lavoro fortemente legato all’attualità, che intendeva avanzare una critica al sistema politico e alla crescita incontrollata delle città e allo stesso tempo ribadire l’importanza del singolo, con i suoi sentimenti, i suoi stati d’animo, all’interno di una società sempre più massificata.

Nolde in particolare – e con lui Max Pechstein – intraprese lunghi viaggi nei territori coloniali tedeschi d’oltremare, nel Sud del Pacifico, mentre Erich Heckel e Karl Schmidt-Rottluff si dedicarono invece al tema del paesaggio, lavorando spesso a Dangast, nel territorio morenico del Mare del Nord, dove realizzarono opere di grande originalità, dai colori accesi e brillanti, ricche di movimento e di pathos.

A queste tendenze si affiancò anche la ricerca di nuove forme, più individuali, di religiosità, da cui la riscoperta soprattutto dei temi della Passione di Cristo, a cui si dedicò – oltre allo stesso Nolde – anche Christian Rohlfs. Quest’ultimo, in particolare, insieme a Kirchner e Nolde, fu uno degli artisti dell’espressionismo maggiormente amati da Osthaus e per ben trentasette anni mantenne il proprio atelier all’interno dell’edificio che ospitava la collezione del grande mecenate, il Folkwang Museum, inaugurato ad Hagen nel 1902 grazie al contributo di Henry Van de Velde, che ne curò l’arredamento e la decorazione interna.

In forme diverse anche Franz Marc e Alexej von Jawlensky – esponenti di punta del gruppo del “Cavaliere azzurro” – testimoniarono una profonda tensione spirituale, che nel primo trovò espressione negli scenari che circondano i suoi celebri animali – quasi la ricerca di una nuova condizione paradisiaca originale – e nel secondo si manifestò invece nelle realizzazione di figure iconiche, sulla scia della tradizione pittorica orientale, portata avanti, in maniera quasi ossessiva, a partire dal 1911.

Completata con una serie di lavori di Max Pechstein, Lyonel Feininger, Max Beckmann, Max Liebermann, Conrad Felixmüller e Gabriele Münter, la mostra al MAN di Nuoro – realizzata in collaborazione con l’Institut für Kulturaustausch (Tübingen) – costituisce un’occasione unica in Italia per la conoscenza di uno dei movimenti più influenti nella storia delle avanguardie pittoriche del XX secolo.

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Tayfun Belgin è direttore dell’Osthaus Museum di Hagen. Dal 1985 al 1988 ha diretto il Kunstverein Ruhr di Essen. Dal 1990 al 2003 ha lavorato come responsabile della collezione e capo-dipartimento per il Museo Ostwall di Dortmund. Dal 2003 al 2007 ha diretto la Kunsthalle di Krems, in Austria. Nel 2007 è stato nominato direttore dell’Osthaus Museum di Hagen. Dal 2012 è anche direttore del Dipartimento culturale di Hagen. Ha curato numerose mostre a livello nazionale e internazionale dedicate ai movimenti e agli artisti dell’espressionismo tedesco, oltre a retrospettive su Alexej von Jawlensky, Miró, Immendorff, Lüpertz, Schmidt-Rottluff e altri.

Lorenzo Giusti è direttore del Museo MAN di Nuoro, per il quale ha organizzato mostre retrospettive dedicate a figure di primo piano della storia dell’arte e della fotografia del XX secolo (Alberto Giacometti, Maria Lai, Jean Arp, Marino Marini, Vivian Maier, Paul Klee, Garry Winogrand) e curato progetti d’arte contemporanea collaborando con artisti internazionali, tra i quali, negli ultimi anni, Thomas Hirschhorn, Hamish Fulton, Michael Höpfner, Michel Blazy, Roman Signer e altri. Curatore del Centro per l’arte contemporanea EX3 di Firenze tra il 2009 e il 2012, è docente a contratto presso l’Università di Sassari (Decamaster) e dal 2015 membro del direttivo AMACI (Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani).

Museo MAN
via S. Satta 27- 08100, Nuoro
tel. +39 0784 25 21 10
orari: 10-20 lunedì chiuso
www.museoman.it

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